Iglesias, Cattedrale di Santa Chiara

La Cattedrale di Santa Chiara venne realizzata tra il 1284 e il 1288 per volere del Conte Ugolino della Gherardesca, famoso per essere stato citato da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia. Questa è una delle pochissime chiese cattedrali dedicate alla Santa d’Assisi che fu canonizzata nel 1255.

Dell’originario edificio romanico permane la facciata divisa in due ordini da una cornice modanata. Nel primo ordine si apre il portale architravato, mentre nel secondo campeggia un oculo racchiuso entro due finestre dal profilo gotico, oggi obliterate.

La parte terminale, a due spioventi, è percorsa da archetti gotici.

Al lato destro del prospetto si erge la torre campanaria con quattro bronzi antichi fra i quali spicca, per dimensioni, quello fuso dal pisano Andrea di Guidotto tra il 1337 e 38.

La chiesa di Santa Chiara divenne cattedrale nel 1503 per volontà di Papa Giulio II della Rovere e da quel momento accolse entro le sue mura il culto di Sant’Antioco, patrono della diocesi locale che ebbe nell’antica Sulci, odierna Sant’Antioco, la sua prima sede. Per adeguare questo edificio al nuovo ruolo di centro di irradiazione spirituale di tutto il territorio si resero necessari numerosi adeguamenti. Quelli di gusto tardo gotico iniziarono nel corso del XVI secolo e comportarono la costruzione di un nuovo vasto presbiterio, la realizzazione di una nuova copertura con volte a crociera dotate di gemme di volta, scolpite con le figure dei santi più venerati nella diocesi, e proseguirono con la costruzione di quattro ambienti laterali con funzione di cappelle confraternali. Agli inizi del Seicento, il culto di Sant’Antioco si rafforzò ancora in seguito al ritrovamento delle sue spoglie all’interno delle catacombe di Sulci, che allora era spopolata e minacciata dalle incursioni barbaresche.

Le venerate reliquie vennero dunque messe in salvo e piamente condotte in Santa Chiara dove, a sinistra dell’altare maggiore, si edificò un’apposita cappella cupolata che si conserva ancor oggi e nella quale troneggia un maestoso altare in legno dorato dei primi venti anni del ‘700, ora impreziosito dalla presenza del seicentesco simulacro di Antioco.

Nel corso del XIX Secolo si costruì infine una grande cappella speculare a quella del venerato Patrono e così l’edificio religioso raggiunse l’attuale sviluppo planimetrico a croce latina.



DESCRIZIONE:

La Cattedrale di Santa Chiara è stata costruita tra il 1284 e il 1288 su richiesta del Conte Ugolino della Gherardesca, citato da Dante Alighieri nella Divina Commedia.

È una delle rare chiese cattedrali dedicate a Santa Chiara d’Assisi, canonizzata nel 1255.

La facciata originale è romanica e conserva un portale architravato nel primo ordine e un oculo tra due finestre gotiche nel secondo.

La parte superiore è adornata da archetti gotici.

Nel 1503 la chiesa divenne cattedrale per volere di Papa Giulio II e accolse il culto di Sant’Antioco, patrono della diocesi locale.

Per adattare l’edificio a un ruolo spirituale più ampio si apportarono modifiche gotiche nel XVI secolo. Nel XVII secolo il culto di Sant’Antioco si rafforzò grazie al ritrovamento delle sue spoglie, che furono conservate in una cappella cupolata a sinistra dell’altare maggiore.

NARRAZIONE:

La Cattedrale di Santa Chiara venne realizzata tra il 1284 e il 1288 per volere del Conte Ugolino della Gherardesca, famoso per essere stato citato da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia. Questa è una delle pochissime chiese cattedrali dedicate alla Santa d’Assisi che fu canonizzata nel 1255. 

Dell’originario edificio romanico permane la facciata divisa in due ordini da una cornice modanata. Nel primo ordine si apre il portale architravato, mentre nel secondo campeggia un oculo racchiuso entro due finestre dal profilo gotico, oggi obliterate. 

La parte terminale, a due spioventi, è percorsa da archetti gotici. 

Al lato destro del prospetto si erge la torre campanaria con quattro bronzi antichi fra i quali spicca, per dimensioni, quello fuso dal pisano Andrea di Guidotto tra il 1337 e 38. 

La chiesa di Santa Chiara divenne cattedrale nel 1503 per volontà di Papa Giulio II della Rovere e da quel momento accolse entro le sue mura il culto di Sant’Antioco, patrono della diocesi locale che ebbe nell’antica Sulci, odierna Sant’Antioco, la sua prima sede. Per adeguare questo edificio al nuovo ruolo di centro di irradiazione spirituale di tutto il territorio si resero necessari numerosi adeguamenti. Quelli di gusto tardo gotico iniziarono nel corso del XVI secolo e comportarono la costruzione di un nuovo vasto presbiterio, la realizzazione di una nuova copertura con volte a crociera dotate di gemme di volta, scolpite con le figure dei santi più venerati nella diocesi, e proseguirono con la costruzione di quattro ambienti laterali con funzione di cappelle confraternali. Agli inizi del Seicento, il culto di Sant’Antioco si rafforzò ancora in seguito al ritrovamento delle sue spoglie all’interno delle catacombe di Sulci, che allora era spopolata e minacciata dalle incursioni barbaresche. 

Le venerate reliquie vennero dunque messe in salvo e piamente condotte in Santa Chiara dove, a sinistra dell’altare maggiore, si edificò un’apposita cappella cupolata che si conserva ancor oggi e nella quale troneggia un maestoso altare in legno dorato dei primi venti anni del ‘700, ora impreziosito dalla presenza del seicentesco simulacro di Antioco. 

Nel corso del XIX Secolo si costruì infine una grande cappella speculare a quella del venerato Patrono e così l’edificio religioso raggiunse l’attuale sviluppo planimetrico a croce latina. 

VIRTUAL TOUR: BIBLIOGRAFIA:

V. Angius, voce “Iglesias”, in G. Casalis, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, VIII, Torino, G. Maspero, 1841, p. 446;

D. Scano, Storia dell’arte in Sardegna dal XI al XIV secolo, Cagliari-Sassari, Montorsi, 1907, pp. 241-243;

R. Delogu, L’architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, pp. 215-218;

M. Freddi, “Un rilievo della cattedrale di Iglesias”, in Bollettino del Centro di Studi per la Storia dell’Architettura, XVII, 1961, pp. 129-136;

R. Serra, “L’architettura sardo-catalana”, in I Catalani in Sardegna, a cura di J. Carbonell-F. Manconi, Cinisello Balsamo, Amilcare Pizzi, 1984, p. 141;

M. Tangheroni, La città dell’argento, Napoli, Liguori, 1985, passim;

R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 156;

F. Segni Pulvirenti-A. Sari, Architettura tardogotica e d’influsso rinascimentale, collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1994, sch. 49;

R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico culturali, Cagliari, AV, 2005, p. 105.

R. Poletti, Arte e storia in Santa Chiara, cattedrale di Iglesias, Iglesias, CTE, 2011. 

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