La chiesa, un tempo parrocchiale del villaggio medievale di Otti (documentato dal 1462), si erge su un lieve poggio campestre in territorio di Oschiri. L’edificio conserva una struttura essenziale a aula unica, con un’abside semicircolare rivolta verso nord-est, oggi parzialmente interrata a causa dei restauri che hanno modificato il quota originale del piano di calpestio. I muri sono in pietra vulcanica (conci di trachite) di varie tonalità – rosso, grigio e persino verde – tipica dei cantoni locali usati nelle opere romaniche della zona. Il portale d’ingresso non si trova sulla facciata principale, ma è collocato sul fianco meridionale: una modesta porta architravata affiancata da due monofore centinate, che attraverso il muro laterale introduce all’aula interna. La facciata, originariamente priva di varco centrale, era coronata da un grande campanile a vela, distrutto probabilmente da un fulmine; nel corso dei restauri è stato ricostruito, sebbene in forma più sobria e differente rispetto alla costruzione originaria. L’illuminazione naturale dell’aula proviene da una finestra nell’abside e da altre due monofore inserite nel fianco meridionale, tutte con doppio strombo per facilitare l’ingresso della luce. Lo spazio interno è semplice, con le pareti oggi intonacate in bianco (un intervento moderno che ha alterato l’aspetto primitivo) e con la copertura a doppio spiovente sorretta da capriate lignee restaurate. Nel complesso, la chiesa rivela con chiarezza influssi romanici: la sobrietà formale, l’uso di conci trachitici policromi e la scelta di un impianto a navata unica ne fanno un esempio ben conservato del romanico rurale sardo del XII secolo.