Bidonì, Chiesa di San Pietro

Bidonì, Chiesa di San Pietro Ciò che chiamiamo arte è l’espressione più esplicita della cura estetica che connota, fin dagli albori dell’umanità, il nostro modo di stare al mondo.

A volte, questa propensione estetica ha percorso le strade della magnificenza; in altri casi, invece, è la semplicità essenziale a guidare la mano di artigiani, artisti e architetti.

È questo il caso della chiesa di San Pietro, caratterizzata da un’estrema essenzialità formale.

Un documento, databile agli inizi del XII secolo, offre la più antica menzione di questa chiesa, cioè l’atto con cui il giudice arborense Costantino I de Lacon-Serra fonda il monastero camaldolese di Santa Maria di Bonarcado.

Tra le chiese affidate al monastero troviamo citata anche  la “domo de sanctu Petru de Vidoni”.

Già nella seconda metà del XII secolo l’edificio fu oggetto di una ricostruzione, forse da associare alla donazione della curtis di Bidonì alla catalana Agalbursa de Bas, andata in sposa, nel 1157, al giudice di Arborea Barisone I de Lacon-Serra, divenuto poi Re di Sardegna.

L’aula è a una sola navata, con copertura in legno, e presenta un’abside orientata ad est, in asse con l’edificio, segnata dalla presenza di una monofora.

Le pietre impiegate per la costruzione, ben lavorate, offrono un efficace effetto cromatico, giocato su tonalità che variano dal rosso al giallo pallido.

La facciata è segnata dal portale sormontato da architrave e lunetta, e presenta – inciso su un concio collocato a sinistra – lo schema grafico di una chiesa, contornata da un’altra più grande: è forse la ‘sigla’ dell’appartenenza della ‘domo’ di S. Pietro all’abbazia di Bonarcado.

Un altro portale, ora murato, si apriva originariamente sul lato sud della chiesa, connotato anche dalla presenza di due monofore.

Rileviamo, come uniche eccezioni all’estrema sobrietà decorativa della chiesa, il sopracciglio inciso sullo sguscio nella sommità della monofora dell’abside e la serie di archetti a tutto sesto impostati su peducci decorati, che coronano l’abside subito al di sotto della copertura.



DESCRIZIONE:

La chiesa di San Pietro è un esempio di estrema essenzialità formale.

Risale al XII secolo.

È stata costruita con pietre ben lavorate che giocano con sfumature di colore dal rosso al giallo pallido.

Presenta una facciata con un portale inciso e un’iconografia che suggerisce l’appartenenza all’abbazia di Bonarcado.

La sua sobrietà decorativa è intervallata da dettagli come un elemento inciso sulla monofora dell’abside e archetti a tutto sesto coronati da peducci decorati.

NARRAZIONE:

Ciò che chiamiamo arte è l’espressione più esplicita della cura estetica che connota, fin dagli albori dell’umanità, il nostro modo di stare al mondo. 

A volte, questa propensione estetica ha percorso le strade della magnificenza; in altri casi, invece, è la semplicità essenziale a guidare la mano di artigiani, artisti e architetti. 

È questo il caso della chiesa di San Pietro, caratterizzata da un’estrema essenzialità formale. 

Un documento, databile agli inizi del XII secolo, offre la più antica menzione di questa chiesa, cioè l’atto con cui il giudice arborense Costantino I de Lacon-Serra fonda il monastero camaldolese di Santa Maria di Bonarcado. 

Tra le chiese affidate al monastero troviamo citata anche  la “domo de sanctu Petru de Vidoni”. 

Già nella seconda metà del XII secolo l’edificio fu oggetto di una ricostruzione, forse da associare alla donazione della curtis di Bidonì alla catalana Agalbursa de Bas, andata in sposa, nel 1157, al giudice di Arborea Barisone I de Lacon-Serra, divenuto poi Re di Sardegna. 

L’aula è a una sola navata, con copertura in legno, e presenta un’abside orientata ad est, in asse con l’edificio, segnata dalla presenza di una monofora. 

Le pietre impiegate per la costruzione, ben lavorate, offrono un efficace effetto cromatico, giocato su tonalità che variano dal rosso al giallo pallido. 

La facciata è segnata dal portale sormontato da architrave e lunetta, e presenta – inciso su un concio collocato a sinistra – lo schema grafico di una chiesa, contornata da un’altra più grande: è forse la ‘sigla’ dell’appartenenza della ‘domo’ di S. Pietro all’abbazia di Bonarcado. 

Un altro portale, ora murato, si apriva originariamente sul lato sud della chiesa, connotato anche dalla presenza di due monofore. 

Rileviamo, come uniche eccezioni all’estrema sobrietà decorativa della chiesa, il sopracciglio inciso sullo sguscio nella sommità della monofora dell’abside e la serie di archetti a tutto sesto impostati su peducci decorati, che coronano l’abside subito al di sotto della copertura.

BIBLIOGRAFIA:

V. Angius, “Bidonì”, in G. Casalis, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, II, Torino, G. Maspero, 1833, pp. 293-297;
R. Serra, La Sardegna, collana “Italia romanica”, Milano, Jaca Book, 1989, pp. 374;
R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 28;
M. Picciau, “L’architettura sommersa. Note sulla chiesa camaldolese di San Pietro di Bidonì”, in Quaderni Bolotanesi, 21, 1995, pp. 165-182;
R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico-culturali, Cagliari, AV, 2005, p. 69

COMUNE:09080 Bidonì OR INDIRIZZO:Via Taloro, 8 MAPPA:Array
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