Borutta, Chiesa di San Pietro di Sòrres

La storia è fatta di relazioni: tra esseri umani, luoghi, oggetti, edifici.

Accade che alcuni di questi, per motivi di varia natura, assurgano al ruolo di emblemi di un’epoca, di uno stile, di una cultura.

Con questi connotati si presenta la chiesa di San Pietro di Sorres, una delle più famose della Sardegna, forse anche per la vicinanza con la statale 131 – la ‘Carlo Felice’ – l’asse viario principale che ancora oggi ripercorre quello antico di età romana collegando il nord e il sud dell’isola.

Certamente deve aver influito a consolidarne la fama anche il fatto che la chiesa fu cattedrale della diocesi di Sorres dal 1112 al 1503.

Non essendo disponibili documenti che ne attestino la data di edificazione, dobbiamo ricorrere all’analisi formale per giungere ad una sua datazione.

È così possibile individuare due fasi edilizie: una della seconda metà dell’XI secolo, a cui sono pertinenti alcuni filari a sud e a est dell’edificio, e l’altra della seconda metà del XII secolo, caratterizzate dalla tecnica bisoma e dallo stile decorativo decisamente marcato.

In occasione dell’insediamento di una comunità monastica benedettina, tra il 1953 e il 1955 vennero aggiunti alle strutture superstiti della canonica, di cui restano alcuni ambienti risparmiati dalla ricostruzione, nuovi fabbricati in stile neoromanico.

Dell’antica canonica ci rimangono anche alcuni documenti come una descrizione, una pianta approssimativa e un rilievo anteriori alla ricostruzione.

L’effetto bicromatico, utilizzato anche  per la realizzazione delle strutture portanti, è dato

dall’impiego di conci in calcare e basalto provenienti dalle cave di Torralba, poco distanti.
L’aula ha pianta a tre navate voltate a crociera, realizzate in basalto.

Da segnalare la presenza di un plùteo a ruote intarsiate, databile tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo.



DESCRIZIONE:

La chiesa è un gioiello di eleganza formale grazie alle linee romanico-pisane in conci di calcare e basalto.

La facciata è divisa in quattro ordini.

Le lunette degli archi dei primi tre sono caratterizzati da ricchi intarsi bicromi.

Nel secondo si apre una bifora che mostra influssi orientali nella forma lobata degli archetti.

Anche all’interno dell’edificio si ammira l’alternarsi del bianco e del nero evidente nei pilastri cruciformi e nelle volte a crociera.

Appoggiato al terzo pilastro di destra vi è una struttura architettonica sopraelevata (ambone) in stile gotico.

La chiesa è stata cattedrale della diocesi di Sorres dal 1112 al 1503.

NARRAZIONE:

La storia è fatta di relazioni: tra esseri umani, luoghi, oggetti, edifici. 

Accade che alcuni di questi, per motivi di varia natura, assurgano al ruolo di emblemi di un’epoca, di uno stile, di una cultura. 

Con questi connotati si presenta la chiesa di San Pietro di Sorres, una delle più famose della Sardegna, forse anche per la vicinanza con la statale 131 – la ‘Carlo Felice’ – l’asse viario principale che ancora oggi ripercorre quello antico di età romana collegando il nord e il sud dell’isola. 

Certamente deve aver influito a consolidarne la fama anche il fatto che la chiesa fu cattedrale della diocesi di Sorres dal 1112 al 1503. 

Non essendo disponibili documenti che ne attestino la data di edificazione, dobbiamo ricorrere all’analisi formale per giungere ad una sua datazione. 

È così possibile individuare due fasi edilizie: una della seconda metà dell’XI secolo, a cui sono pertinenti alcuni filari a sud e a est dell’edificio, e l’altra della seconda metà del XII secolo, caratterizzate dalla tecnica bisoma e dallo stile decorativo decisamente marcato. 

In occasione dell’insediamento di una comunità monastica benedettina, tra il 1953 e il 1955 vennero aggiunti alle strutture superstiti della canonica, di cui restano alcuni ambienti risparmiati dalla ricostruzione, nuovi fabbricati in stile neoromanico. 

Dell’antica canonica ci rimangono anche alcuni documenti come una descrizione, una pianta approssimativa e un rilievo anteriori alla ricostruzione.

L’effetto bicromatico, utilizzato anche  per la realizzazione delle strutture portanti, è dato 

dall’impiego di conci in calcare e basalto provenienti dalle cave di Torralba, poco distanti.
L’aula ha pianta a tre navate voltate a crociera, realizzate in basalto.

Da segnalare la presenza di un plùteo a ruote intarsiate, databile tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo.

VIRTUAL TOUR: BIBLIOGRAFIA:

D. Scano, Storia dell’arte in Sardegna dal XI al XIV secolo, Cagliari-Sassari, Montorsi, 1907, pp. 177-191;
P. Toesca, Il medioevo, Torino, UTET, 1927, p. 558;
R. Delogu, L’architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, pp. 76-77;
P. Sanpaolesi, Il duomo di Pisa e l’architettura romanica toscana delle origini, Pisa, Nistri-Lischi, 1975, p. 57;
R. Caprara, “L’età altomedievale nel territorio del Logudoro-Meilogu”, in Il nuraghe S. Antine nel Logudoro-Meilogu, Sassari, Carlo Delfino, 1988, pp. 398-400;
R. Serra, La Sardegna, collana “Italia romanica”, Milano, Jaca Book, 1989, pp. 301-310;
R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 20;
R. Coroneo-R. Serra, Sardegna preromanica e romanica, collana “Patrimonio artistico italiano”, Milano, Jaca Book, 2004, pp. 169-179;
R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico culturali, Cagliari, AV, 2005, pp. 46-49.

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