Cargeghe, Chiesa di Santa Maria ‘e Contra La linguistica ci insegna che i confini di una parola possono essere dilatati fino a diventare un discorso ampio e articolato, ma anche che un ampio testo può esprimersi in una sola parola.
Questo vale anche per gli stili architettonici, dei veri e propri codici espressivi.
Possiamo, infatti, concepire ogni edificio come un testo, capace di veicolare discorsi che possono essere dilatati in forme architettoniche imponenti e complesse o contratti in edifici semplici ed essenziali.
La chiesa di Santa Maria ‘e Contra è uno degli esempi di questa ricerca dell’essenzialità architettonica.
Non a caso viene considerata la chiesa romanica più piccola della Sardegna.
Si tratta di una chiesa campestre che era una dipendenza della basilica di Saccargia e troviamo citato il titolo “Sancte Mariae in Contra” a partire dal 1125 fra i possessi sardi di San Salvatore di Camàldoli.
La chiesa, realizzata in blocchi di calcare di media pezzatura, presenta una planimetria a una sola navata, con l’abside orientata.
L’analisi formale dell’edificio lascia ipotizzare un impiego di maestranze provenienti dalle vicine curatorie di Ploaghe e Goceano, attive intorno alla seconda metà del XII secolo: a questo periodo dovrebbe dunque risalire l’edificazione della chiesa.
La facciata, con campanile a vela, presenta un portale realizzato con stipiti in blocchi monolitici e sormontato da un arco di scarico rialzato di un concio.
Due mensole, ancora in posizione originaria, dovevano fare da sostegno a una tettoia o a un portico ligneo sopra lo stesso portale, oggi scomparsi.
Due piccole finestre cruciformi si aprono una nel prospetto orientale, l’altra sopra l’abside.
Sui fianchi e nell’abside sono presenti delle monofore a doppio strombo con centina ogivale.
DESCRIZIONE:
È la chiesa romanica più piccola della Sardegna.
Dipendeva dalla basilica di Saccargia.
L’edificio è stato realizzato in blocchi di calcare di media dimensione.
Potrebbe essere state costruita intorno alla seconda metà del XII secolo, con l’impiego di maestranze provenienti dalle vicine curatorie di Ploaghe e Goceano.
A partire dal 1125 viene citato il titolo “Sancte Mariae in Contra” fra i possessi sardi di San Salvatore di Camàldoli.
Presenta una sola navata con l’abside orientata.
Nella facciata si osserva una campanile a vela.
Due piccole finestre cruciformi si aprono, una nel prospetto orientale e l’altra sopra l’abside.
Sui fianchi e nell’abside si trovano delle monofore doppiamente svasata dal profilo a sesto acuto.
NARRAZIONE:
La linguistica ci insegna che i confini di una parola possono essere dilatati fino a diventare un discorso ampio e articolato, ma anche che un ampio testo può esprimersiin una sola parola.
Questo vale anche per gli stili architettonici, dei veri e propri codici espressivi.
Possiamo, infatti, concepire ogni edificio come un testo, capace di veicolare discorsi che possono essere dilatati in forme architettoniche imponenti e complesse o contratti in edifici semplici ed essenziali.
La chiesa di Santa Maria ‘e Contra è uno degli esempi di questa ricerca dell’essenzialità architettonica.
Non a caso viene considerata la chiesa romanica più piccola della Sardegna.
Si tratta di una chiesa campestre che era una dipendenza della basilica di Saccargia e troviamo citato il titolo “Sancte Mariae in Contra” a partire dal 1125 fra i possessi sardi di San Salvatore di Camàldoli.
La chiesa, realizzata in blocchi di calcare di media pezzatura, presenta una planimetria a una sola navata, con l’abside orientata.
L’analisi formale dell’edificio lascia ipotizzare un impiego di maestranze provenienti dalle vicine curatorie di Ploaghe e Goceano, attive intorno alla seconda metà del XII secolo: a questo periodo dovrebbe dunque risalire l’edificazione della chiesa.
La facciata, con campanile a vela, presenta un portale realizzato con stipiti in blocchi monolitici e sormontato da un arco di scarico rialzato di un concio.
Due mensole, ancora in posizione originaria, dovevano fare da sostegno a una tettoia o a un portico ligneo sopra lo stesso portale, oggi scomparsi.
Due piccole finestre cruciformi si aprono una nel prospetto orientale, l’altra sopra l’abside.
Sui fianchi e nell’abside sono presenti delle monofore a doppio strombo con centina ogivale.
BIBLIOGRAFIA:
Manlio Brigaglia, Salvatore Tola (a cura di), Dizionario storico-geografico dei comuni della Sardegna, Sassari, Carlo Delfino editore, 2009, ISBN88-7138-430-X.
Francesco Floris (a cura di), Enciclopedia della Sardegna, Sassari, Newton&Compton editore, 2007.
R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1993
R. Coroneo-R. Serra, Sardegna preromanica e romanica, collana “Patrimonio artistico italiano”, Milano, Jaca Book, 2004.
Roberto Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico culturali, Cagliari, AV, 2005.
COMUNE:07030 Cargeghe SS
INDIRIZZO:Cargeghe
MAPPA:Array