Ittiri, Chiesa di San Leonardo

Tra gli appassionati di archeologia, è ampiamente nota la storia dello spostamento, avvenuto intorno al 1960, del colossale tempio egizio di Abu Simbel, a rischio di inondazione in seguito alla costruzione della diga di Assuan.

Quell’operazione è diventata giustamente una pietra miliare nella storia dell’archeologia mondiale. Ciò che  forse è meno noto è che anche in Sardegna abbiamo importanti esempi di questa pratica coraggiosa e azzardata.

Uno di questi è rappresentato proprio da due chiese romaniche:  quella di San Pietro di Zuri, e quella di San Leonardo, di cui ci stiamo occupando.

In seguito alla realizzazione della diga del Cuga, avvenuta a metà del XX secolo, e alla conseguente creazione del bacino artificiale, la chiesa di San Leonardo, con i muri perimetrali residui e ciò che rimaneva dell’abside, fu smantellata e ricostruita più a monte.

La realizzazione di questa chiesa – detta anche “Santu Nenardu de sa Iddazza” e “San Leonardo di Cuga –  va collocata nella seconda metà del XII secolo.

Era aggregata ad un monastero e faceva parte della villa di Cuga o Tuta, nella Curatoria di Coros, appartenente al Regno giudicale di Torres, come attestato dai documenti datati 1341 da cui risulta il pagamento delle decime.

Un’iscrizione lapidea – attualmente custodita nella chiesa di San Leonardo a Villanova Monteleone – ci dà notizia di un restauro datato 1538, ad opera di Bernardo Simon, barone di Ittiri e di Uri.

La planimetria dell’edificio si presenta, oggi, a pianta longitudinale con abside semicircolare orientata e copertura sostenuta da capriate di legno.

La facciata è rivolta ad occidente e risulta divisa in tre specchi da due lesene, quello centrale concluso da una coppia d’arcatelle e quelli laterali da un’arcata cieca; i due fianchi dell’edificio sono decorati con dieci grandi archetti sostenuti, a due a due, da lesene lunghe ed appiattite che partono da una bassa zoccolatura.

L’illuminazione interna è assicurata da due coppie di monofore che si aprono sui fianchi; nell’abside si trovava un’altra finestra, obliterata durante il restauro.



DESCRIZIONE:

La chiesa di San Leonardo (seconda metà del XII secolo) faceva parte di un monastero e della villa di Cuga nel Regno giudicale di Torres.

A metà del XX secolo, a causa della costruzione della diga del Cuga e la creazione di un bacino artificiale,  è stata smantellata e ricostruita più a monte.

Una lapide custodita nella chiesa attesta un restauro del 1538.

L’edificio ha una pianta longitudinale con abside semicircolare orientata ad occidente.

Sulla facciata e sui fianchi si osserva una decorazione ad archi e lesene, con finestre che illuminano l’interno.

NARRAZIONE:

Tra gli appassionati di archeologia, è ampiamente nota la storia dello spostamento, avvenuto intorno al 1960, del colossale tempio egizio di Abu Simbel, a rischio di inondazione in seguito alla costruzione della diga di Assuan. 

Quell’operazione è diventata giustamente una pietra miliare nella storia dell’archeologia mondiale. Ciò che  forse è meno noto è che anche in Sardegna abbiamo importanti esempi di questa pratica coraggiosa e azzardata. 

Uno di questi è rappresentato proprio da due chiese romaniche:  quella di San Pietro di Zuri, e quella di San Leonardo, di cui ci stiamo occupando. 

In seguito alla realizzazione della diga del Cuga, avvenuta a metà del XX secolo, e alla conseguente creazione del bacino artificiale, la chiesa di San Leonardo, con i muri perimetrali residui e ciò che rimaneva dell’abside, fu smantellata e ricostruita più a monte. 

La realizzazione di questa chiesa – detta anche “Santu Nenardu de sa Iddazza” e “San Leonardo di Cuga –  va collocata nella seconda metà del XII secolo. 

Era aggregata ad un monastero e faceva parte della villa di Cuga o Tuta, nella Curatoria di Coros, appartenente al Regno giudicale di Torres, come attestato dai documenti datati 1341 da cui risulta il pagamento delle decime.

Un’iscrizione lapidea – attualmente custodita nella chiesa di San Leonardo a Villanova Monteleone – ci dà notizia di un restauro datato 1538, ad opera di Bernardo Simon, barone di Ittiri e di Uri.

La planimetria dell’edificio si presenta, oggi, a pianta longitudinale con abside semicircolare orientata e copertura sostenuta da capriate di legno. 

La facciata è rivolta ad occidente e risulta divisa in tre specchi da due lesene, quello centrale concluso da una coppia d’arcatelle e quelli laterali da un’arcata cieca; i due fianchi dell’edificio sono decorati con dieci grandi archetti sostenuti, a due a due, da lesene lunghe ed appiattite che partono da una bassa zoccolatura. 

L’illuminazione interna è assicurata da due coppie di monofore che si aprono sui fianchi; nell’abside si trovava un’altra finestra, obliterata durante il restauro.

BIBLIOGRAFIA:

Manlio Brigaglia, Salvatore Tola (a cura di), Dizionario storico-geografico dei comuni della Sardegna, Sassari, Carlo Delfino editore, 2006, ISBN 88-7138-430-X.

Francesco Floris, (a cura di), Enciclopedia della Sardegna, Sassari, Newton&Compton editore, 2007

Ittiri. Monumenti e chiese, su comune.ittiri.ss.it.

COMUNE:07044 Ittiri SS INDIRIZZO:SS131bis MAPPA:Array
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