Macomer, Chiesa Santa Maria del Soccorso

Proprio come un cuore pulsante, la storia di molti centri abitati è fatta di espansioni e contrazioni e può accadere che alcuni edifici, originariamente concepiti per vivere lontano dalle dinamiche dei villaggi di riferimento, finiscano col tempo per esserne inglobati, mutando, almeno in parte, la propria connotazione originaria. 

È il caso della chiesa della Madonna del Soccorso, una delle più antiche di Macomer, un tempo ubicata fuori dal centro abitato e oggi diventata il perno sacrale del quartiere da cui essa prende il nome. L’edificazione, realizzata in blocchi di tufo verdastro e stilisticamente pertinente al panorama architettonico della Sardegna pisana, si colloca agli inizi del XII secolo. 

Presenta una pianta longitudinale a navata unica. L’abside semicircolare è orientata a est con volta a catino, le semicolonne impostate su zoccolo a scarpa la ripartiscono, esternamente, in specchi. 

La copertura originaria dell’edificio, facilmente deducibile dalla lettura della facciata, era con tetto a doppio spiovente con travatura a vista. 

Degna di nota la notizia che la chiesa di Santa Maria svolgesse funzione di parrocchia prima del trasferimento di Macomer in un luogo più elevato e sicuro, cioè sulla roccia dove sorge il castello di cui ora sono leggibili solo alcune strutture residue; è qui che venne successivamente edificata la parrocchiale di S. Pantaleo. 

La chiesa subì due restauri, uno nel 1609 e l’altro nei primi anni ‘80 del novecento, che, con l’aggiunta della sacrestia e l’obliterazione di alcune parti dell’edificio, ne modificarono, purtroppo, la struttura originale. 



DESCRIZIONE:

La chiesa della Madonna del Soccorso a Macomer è un esempio di come l’espansione dei centri abitati possa influenzare gli edifici sacri.

In origine situata fuori dal centro, ora è il fulcro sacrale del quartiere a cui deve il nome.

Costruita nei primi anni del XII secolo in blocchi di tufo verdastro, mostra uno stile architettonico tipico della Sardegna pisana.

Con una pianta longitudinale a navata unica e abside semicircolare, era originariamente coperta con un tetto a doppio spiovente con travature a vista.

Restauri successivi hanno modificato la sua struttura originaria.

NARRAZIONE:

Proprio come un cuore pulsante, la storia di molti centri abitati è fatta di espansioni e contrazioni e può accadere che alcuni edifici, originariamente concepiti per vivere lontano dalle dinamiche dei villaggi di riferimento, finiscano col tempo per esserne inglobati, mutando, almeno in parte, la propria connotazione originaria. 

È il caso della chiesa della Madonna del Soccorso, una delle più antiche di Macomer, un tempo ubicata fuori dal centro abitato e oggi diventata il perno sacrale del quartiere da cui essa prende il nome. L’edificazione, realizzata in blocchi di tufo verdastro e stilisticamente pertinente al panorama architettonico della Sardegna pisana, si colloca agli inizi del XII secolo. 

Presenta una pianta longitudinale a navata unica. L’abside semicircolare è orientata a est con volta a catino, le semicolonne impostate su zoccolo a scarpa la ripartiscono, esternamente, in specchi. 

La copertura originaria dell’edificio, facilmente deducibile dalla lettura della facciata, era con tetto a doppio spiovente con travatura a vista. 

Degna di nota la notizia che la chiesa di Santa Maria svolgesse funzione di parrocchia prima del trasferimento di Macomer in un luogo più elevato e sicuro, cioè sulla roccia dove sorge il castello di cui ora sono leggibili solo alcune strutture residue; è qui che venne successivamente edificata la parrocchiale di S. Pantaleo. 

La chiesa subì due restauri, uno nel 1609 e l’altro nei primi anni ‘80 del novecento, che, con l’aggiunta della sacrestia e l’obliterazione di alcune parti dell’edificio, ne modificarono, purtroppo, la struttura originale. 

BIBLIOGRAFIA:

R. Serra, La Sardegna, collana ”Italia romanica”, Milano, 1989;
R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, 1993;
R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico culturali, Cagliari, 2005.

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