Ploaghe, Chiesa di San Michele di Salvenero

Il nostro rapporto col passato si alimenta di quelle tracce di vita capaci di resistere tenacemente all’usura del tempo: i ricordi tramandati oralmente, i documenti scritti e le testimonianze materiali, proprio come la chiesa di Sant’Antonio di Salvénero.

L’edificio infatti, ubicato a poca distanza dall’abbazia benedettina di San Michele, è tutto ciò che rimane del villaggio di Salvénero, abbandonato alla fine del Settecento.

Non abbiamo fonti documentarie che forniscano notizie su questa chiesa, ma la sua edificazione appare ascrivibile, per ragioni stilistiche, alle stesse maestranze che edificarono, a Chiaramonti, la chiesa di S. Maria di Òrria Pithinna, ora Santa Maria Maddalena, e potrebbe risalire al primo quarto del XIII secolo.

L’aula è mononavata con abside a sud-est.

La facciata e l’abside presentano la caratteristica bicromia con filari alterni di calcare e trachite rossa in cantoni di media pezzatura.

Nella facciata si aprono il portale sopraccigliato e la finestra rettangolare di età successiva, probabilmente aragonese.

Sempre in facciata vediamo gli archetti paralleli agli spioventi, a doppia ghiera sottile; quelli che decorano l’abside mostrano una ghiera interna semicircolare, ogivale all’esterno.

Nell’abside incontriamo una corta monofora in asse, centinata a doppio strombo. Infine, da segnalare la presenza di una finestra cruciforme nel muro orientale.



DESCRIZIONE:

L’edificio che si trova vicino all’abbazia benedettina di San Michele è ciò che rimane del villaggio di Salvénero, abbandonato alla fine del Settecento.

Nonostante la mancanza di documenti specifici, l’architettura suggerisce che la chiesa potrebbe essere stata costruita da maestranze simili a quelle della chiesa di Santa Maria Maddalena a Chiaramonti nel primo quarto del XIII secolo.

Nella facciata e nell’abside si ammira la suggestiva bicromia di calcare e trachite rossa.

I dettagli architettonici di questa chiesa a navata singola includono un portale con elementi decorativi leggermente sporgenti, una finestra rettangolare di epoca successiva, archetti decorativi distinti sul prospetto.

L’abside ospita una piccola monofora di forma arrotondata a doppia svasatura e una finestra cruciforme sul muro orientale.

NARRAZIONE:

Il nostro rapporto col passato si alimenta di quelle tracce di vita capaci di resistere tenacemente all’usura del tempo: i ricordi tramandati oralmente, i documenti scritti e le testimonianze materiali, proprio come la chiesa di Sant’Antonio di Salvénero. 

L’edificio infatti, ubicato a poca distanza dall’abbazia benedettina di San Michele, è tutto ciò che rimane del villaggio di Salvénero, abbandonato alla fine del Settecento. 

Non abbiamo fonti documentarie che forniscano notizie su questa chiesa, ma la sua edificazione appare ascrivibile, per ragioni stilistiche, alle stesse maestranze che edificarono, a Chiaramonti, la chiesa di S. Maria di Òrria Pithinna, ora Santa Maria Maddalena, e potrebbe risalire al primo quarto del XIII secolo. 

L’aula è mononavata con abside a sud-est. 

La facciata e l’abside presentano la caratteristica bicromia con filari alterni di calcare e trachite rossa in cantoni di media pezzatura. 

Nella facciata si aprono il portale sopraccigliato e la finestra rettangolare di età successiva, probabilmente aragonese. 

Sempre in facciata vediamo gli archetti paralleli agli spioventi, a doppia ghiera sottile; quelli che decorano l’abside mostrano una ghiera interna semicircolare, ogivale all’esterno. 

Nell’abside incontriamo una corta monofora in asse, centinata a doppio strombo. Infine, da segnalare la presenza di una finestra cruciforme nel muro orientale.

BIBLIOGRAFIA:

V. Angius, voce “Ploaghe”, in Goffredo Casalis, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il re di Sardegna, XV, Torino, G. Maspero, 1847, p. 456;

D. Scano, Storia dell’arte in Sardegna dall’XI al XIV secolo, Cagliari-Sassari, Montorsi, 1907, p. 227;

R. Delogu, L’architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, p. 163;

M. Botteri, Guida alle chiese medievali della Sardegna, Sassari, Chiarella, 1978, p. 103;

R. Serra, La Sardegna, collana “Italia romanica”, Milano, Jaca Book, 1989, p. 569;

R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 53;

R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico culturali, Cagliari, AV, 2005, p. 41.

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