San Vero Congius – Chiesa di San Teodoro e chiese di San Nicolò di Mira e dell’Angelo

San Vero Congius – Chiesa di San Teodoro e chiese di San Nicolò di Mira e dell’Angelo

Nell’area del villaggio abbandonato di San Vero Congius, trasferito fra il 1917 e il 1924 verso nord a causa  delle frequenti piene del Tirso, possiamo ancora ammirare la chiesa di San Teodoro e le rovine delle chiese  di San Nicolò di Mira e dell’Angelo. Il nome di questa frazione deriva dal latino Sanctus Theodorus, da cui la forma contratta sarda Santu ‘Eru, tradotta poi in italiano come “San Vero” e indica, appunto, la chiesa dedicata a San Teodoro, santo militare della tradizione bizantina. Il villaggio medievale di Santu Eru di Simmakis, centro della Curatoria Parte Simaxis del Giudicato di Arborea, è attestato a partire dal XII secolo ed è citato dal Condaghe di Santa Maria di Bonarcado nel quale compare come testimone un certo Gunnàri de Zuri de Santu Eru de Simmakis. Viene inoltre menzionato nel trattato di pace tra Eleonora d’Arborea e Giovanni I d’Aragona del 1388. La chiesa bizantina di San Teodoro, sconosciuta agli studiosi fino agli anni Sessanta del Novecento, subisce nella seconda metà dello stesso decennio, pesanti ristrutturazioni che ne compromisero in parte la leggibilità. Dal punto di vista planivolumetrico il monumento, databile fra il VI-VII secolo e il  IX e il X, è a pianta cruciforme cupolata con i bracci voltati a botte. Gli archi frontali, che generano questi ultimi, sporgono all’esterno con un sopracciglio visibile nelle testate di ciascun braccio. Fra l’imposta circolare della cupola e il tiburio quadrato sottostante si realizza un raccordo a pennacchio, come nella chiesa di San Giovanni di Sinis, datata dopo la metà del VI secolo. Dalle fotografie precedenti al restauro, si nota come l’edificio sia stato posto in opera con diversi tipi di impianti murari: “opus quadratum”, “opus incertum” e “opus laterìcium”. Proprio accanto alla chiesa di San Teodoro, invasa dalla vegetazione, scorgiamo il rudere della chiesa parrocchiale dedicata a San Nicola di Mira. Ne rimane soltanto parte della muratura settentrionale, in conci di arenaria, basalto, trachite rossa e verde, e presenta un impianto originario in stile romanico (fine del XII secolo – inizi del XIII secolo). La storia dell’area che ospita questi monumenti è molto sentita in Sardegna e, addirittura, nel 1950 ispirò il commediografo oristanese Antonio Garau nella stesura della sua prima opera “Basciura” in cui si narra delle vicissitudini di un piccolo paese continuamente colpito dalle inondazioni del fiume Tirso, proprio come l’antico villaggio di San Vero Congius.



DESCRIZIONE:

Nell’area di San Vero Congius, un villaggio trasferito nel 1917-1924 a causa delle piene del fiume Tirso, si trova la chiesa di San Teodoro e le rovine delle chiese di San Nicolò di Mira e dell’Angelo.

Il nome “San Vero” deriva da Sanctus Theodorus (indica la chiesa dedicata a San Teodoro).

Questa zona ha una storia che risale al XII secolo ed è menzionata in un trattato di pace del 1388.

La chiesa di San Teodoro, risalente al VI-VII secolo e IX-X secolo, ha una pianta cruciforme con archi esterni visibili.

Accanto si trova il rudere della chiesa di San Nicola di Mira d’epoca romanica.

NARRAZIONE:

Nell’area del villaggio abbandonato di San Vero Congius, trasferito fra il 1917 e il 1924 verso nord a causa  delle frequenti piene del Tirso, possiamo ancora ammirare la chiesa di San Teodoro e le rovine delle chiese  di San Nicolò di Mira e dell’Angelo.

Il nome di questa frazione deriva dal latino Sanctus Theodorus, da cui la forma contratta sarda Santu ‘Eru, tradotta poi in italiano come “San Vero” e indica, appunto, la chiesa dedicata a San Teodoro, santo militare della tradizione bizantina.

Il villaggio medievale di Santu Eru di Simmakis, centro della Curatoria Parte Simaxis del Giudicato di Arborea, è attestato a partire dal XII secolo ed è citato dal Condaghe di Santa Maria di Bonarcado nel quale compare come testimone un certo Gunnàri de Zuri de Santu Eru de Simmakis.

Viene inoltre menzionato nel trattato di pace tra Eleonora d’Arborea e Giovanni I d’Aragona del 1388.

La chiesa bizantina di San Teodoro, sconosciuta agli studiosi fino agli anni Sessanta del Novecento, subisce nella seconda metà dello stesso decennio, pesanti ristrutturazioni che ne compromisero in parte la leggibilità.

Dal punto di vista planivolumetrico il monumento, databile fra il VI-VII secolo e il  IX e il X, è a pianta cruciforme cupolata con i bracci voltati a botte.

Gli archi frontali, che generano questi ultimi, sporgono all’esterno con un sopracciglio visibile nelle testate di ciascun braccio.

Fra l’imposta circolare della cupola e il tiburio quadrato sottostante si realizza un raccordo a pennacchio, come nella chiesa di San Giovanni di Sinis, datata dopo la metà del VI secolo.

Dalle fotografie precedenti al restauro, si nota come l’edificio sia stato posto in opera con diversi tipi di impianti murari: “opus quadratum”, “opus incertum” e “opus laterìcium”.

Proprio accanto alla chiesa di San Teodoro, invasa dalla vegetazione, scorgiamo il rudere della chiesa parrocchiale dedicata a San Nicola di Mira.

Ne rimane soltanto parte della muratura settentrionale, in conci di arenaria, basalto, trachite rossa e verde, e presenta un impianto originario in stile romanico (fine del XII secolo – inizi del XIII secolo).

La storia dell’area che ospita questi monumenti è molto sentita in Sardegna e, addirittura, nel 1950 ispirò il commediografo oristanese Antonio Garau nella stesura della sua prima opera “Basciura” in cui si narra delle vicissitudini di un piccolo paese continuamente colpito dalle inondazioni del fiume Tirso, proprio come l’antico villaggio di San Vero Congius.

BIBLIOGRAFIA:

Delogu, “Metodo, meriti e limiti nell’architettura medioevale della Sardegna”, in Atti del XIII Congresso di Storia dell’Architettura – Sardegna, I, Roma, 1966, pp. 171-179;
M.B. Geertman Annis, “S. Teodoro di Congius (un monumento sconosciuto)”, in Atti del XIII Congresso di Storia dell’Architettura – Sardegna, I, Roma, 1966, pp. 201-207;
R. Serra, “La chiesa quadrifida di S. Elia a Nuxis (e diversi altri documenti altomedievali in Sardegna)”, in Studi Sardi, XXI, 1968-70, pp. 3, 20-22, 29-30;
P.G. Spanu, La Sardegna bizantina tra VI e VII secolo, collana “Mediterraneo tardoantico e medievale. Scavi e ricerche”, Oristano, S’Alvure, 1998, p. 154;
R. Coroneo-M. Coppola, Chiese cruciformi bizantine della Sardegna, catalogo della mostra, Cagliari, 1999, p. 15.
R. Serra, Studi sull’arte della Sardegna tardoantica e bizantina, Nuoro, Poliedro, 2004, pp. 21, 38-41, 43, 46;
R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico-culturali, Cagliari, AV, 2005, p. 78.

 

COMUNE:Simaxis INDIRIZZO:Località San Vero Congius, Strada Provinciale 9 MAPPA:Array
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