San Vero Milis, Chiesa di Santa Sofia

La “domo de sancte Eru” (antico nome di San Vero Molis) è documentata in diversi atti del “Condaghe di S. Maria di Bonarcado” (XII-XIII sec.), ma nessuna fonte tramanda notizie esplicite sull’origine romanica della chiesa.

Tale origine è deducibile dalla lettura di una residua struttura muraria, sopravvissuta alla ristrutturazione radicale dell’edificio in forme rinascimentali, avviata nell’ultimo ventennio del XVI secolo e terminata nel 1604.

Il rinnovamento fu a opera del genovese Agostino Carchi e del cagliaritano Francesco Escano, come riportato nell’epigrafe collocata sullo stipite destro dell’arco trionfale.

La testata del presbiterio, ubicata a sud-est, è in linea con un tratto di paramento bicromo ad angolo retto e con una porzione muraria simile, rivolta a nord-est.

Filari di conci di media pezzatura in arenaria e basalto poggiano sullo zoccolo a scarpa dritta, conclusi da cornice a sguscio.

L’esiguità delle murature superstiti rende difficile precisare la natura architettonica della struttura rispetto all’edificio romanico cui apparteneva, tuttavia possiamo attribuire l’opera bicroma, di raffinata fattura, alle maestranze attive in Arborea nel primo quarto del XIII secolo.

L’aula, a navata unica e voltata a botte, è ripartita, in tre ampie campate, da sottarchi a tutto sesto che poggiano su paraste tuscaniche.

Su di essa si affacciano tre cappelle per lato, coperte con volte a padiglione lunettato: la loro inconsueta profondità conferisce all’edificio un grande senso di ampiezza e luminosità.

Il prospetto è più tardo, segnato da una forte tendenza eclettica locale che compone elementi gotici, rinascimentali e barocchi riletti in chiave vernacolare con chiari intenti grafico-planari.

Mentre ci incamminiamo verso la prossima tappa del nostro viaggio, perdura in noi l’effetto vertiginoso dello stile poliedrico in cui siamo stati immersi.



DESCRIZIONE:

La facciata, influenzata da stili gotici, rinascimentali e barocchi, riflette un eclettismo locale.

Catturano lo sguardo i tre portali sagomati secondo lo schema rinascimentale con motivi floreali.

Il rosone in trachite rossa e un timpano con ampie lunette.

La torre campanaria si eleva al cielo per 40 metri.

È ricca di elementi di origine barocca, come le decorazioni in pietra vulcanica rossa e la cupola “a cipolla”.

La chiesa ha origini romaniche di cui restano tracce all’esterno, nel lato sinistro e nell’abside.

La navata unica è divisa in tre campate con sottarchi a tutto sesto.

Le cappelle ampliano la profondità dello spazio regalando una luminosità diffusa.

NARRAZIONE:

La “domo de sancte Eru” (antico nome di San Vero Molis) è documentata in diversi atti del “Condaghe di S. Maria di Bonarcado” (XII-XIII sec.), ma nessuna fonte tramanda notizie esplicite sull’origine romanica della chiesa. 

Tale origine è deducibile dalla lettura di una residua struttura muraria, sopravvissuta alla ristrutturazione radicale dell’edificio in forme rinascimentali, avviata nell’ultimo ventennio del XVI secolo e terminata nel 1604.

Il rinnovamento fu a opera del genovese Agostino Carchi e del cagliaritano Francesco Escano, come riportato nell’epigrafe collocata sullo stipite destro dell’arco trionfale. 

La testata del presbiterio, ubicata a sud-est, è in linea con un tratto di paramento bicromo ad angolo retto e con una porzione muraria simile, rivolta a nord-est. 

Filari di conci di media pezzatura in arenaria e basalto poggiano sullo zoccolo a scarpa dritta, conclusi da cornice a sguscio. 

L’esiguità delle murature superstiti rende difficile precisare la natura architettonica della struttura rispetto all’edificio romanico cui apparteneva, tuttavia possiamo attribuire l’opera bicroma, di raffinata fattura, alle maestranze attive in Arborea nel primo quarto del XIII secolo. 

L’aula, a navata unica e voltata a botte, è ripartita, in tre ampie campate, da sottarchi a tutto sesto che poggiano su paraste tuscaniche. 

Su di essa si affacciano tre cappelle per lato, coperte con volte a padiglione lunettato: la loro inconsueta profondità conferisce all’edificio un grande senso di ampiezza e luminosità. 

Il prospetto è più tardo, segnato da una forte tendenza eclettica locale che compone elementi gotici, rinascimentali e barocchi riletti in chiave vernacolare con chiari intenti grafico-planari. 

Mentre ci incamminiamo verso la prossima tappa del nostro viaggio, perdura in noi l’effetto vertiginoso dello stile poliedrico in cui siamo stati immersi. 

BIBLIOGRAFIA:

S. Naitza, Architettura dal tardo ‘600 al Classicismo purista, collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1992, sch. 26;

R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1999, sch. 99;

F. Segni Pulvirenti-A. Sari, Architettura tardogotica e d’influsso rinascimentale, collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1994, sch. 65.

INDIRIZZO:Via del Bianco, 6, 09070 San Vero Milis OR, Italia MAPPA:Array
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