Bosa, Chiesa di San Pietro Extra Muros

Bosa, Chiesa di San Pietro Extra Muros Molte chiese romaniche della Sardegna svolsero, in antichità, la funzione di cattedrale.

Studiare la loro storia può, dunque, consentire di ripercorrere una parte significativa delle vicende storiche delle diocesi isolane.

Anche la chiesa di San Pietro fu cattedrale e sede della diocesi di Bosa, soppressa agli inizi del XVI secolo.

Deve la sua denominazione “extramuros”, non attestata dai documenti più antichi, poiché sorge nella località in cui le fonti individuano la “Bosa vetus”, cioè l’abitato antico. Nei secoli la popolazione si spostò sull’altra sponda del fiume Temo, ai piedi del castello, lasciando la chiesa fuori dall’agglomerato urbano.

Nonostante il pesante restauro subito nel 1938, l’edificio è uno degli esempi più antichi e interessanti del Romanico sardo.

Un’importante epigrafe, incisa in una lesena dell’abside e letta in passato in modo errato, documenta la posa della prima pietra della chiesa, cerimonia celebrata dal vescovo Costantino de Castra intorno alla metà del Mille, probabilmente nel 1053.

Un’altra iscrizione, manomessa forse nel Seicento, oggi all’interno della chiesa, informa della conclusione dei lavori e della dedicazione della chiesa, nel 1063 o 1073, da parte dello stesso vescovo.

L’aula si presenta a tre navate e si conclude ad est con l’abside. La navata centrale – che conserva le uniche tracce dell’impianto originario dell’XI secolo – mostra una copertura lignea, mentre quelle laterali hanno la volta a crociera.

 

I setti divisori sono costituiti da arcate che si impostano su pilastri a sezione rettangolare.

La facciata venne realizzata agli inizi del XIII secolo e presenta tre grandi arcate a sesto acuto.

Il portale occupa l’arcata centrale, con architrave delimitato in alto da un torciglione e scolpito a finta loggia, le cui arcatelle sono decorate dalla Vergine col Bambino e dall’Imperatore Costantino, tra due alberi, e ai lati esterni dai Santi Pietro e Paolo.

Gli spioventi sono decorati da archetti intrecciati

Un’edicola con colonne intrecciate a nodo è ubicata alla sommità, in asse con il portale e l’oculo. Archetti intrecciati e edicola con colonne intrecciate a nodo trovano un riscontro puntuale in un solo altro edificio sacro: la chiesa di San Pietro di Zuri (del 1291), la cui realizzazione risulta firmata dall’architetto Anselmo da Como.

Da ciò nasce l’ipotesi che anche la ricostruzione della parte superiore della facciata del San Pietro di Bosa, alla fine del XIII secolo, sia da attribuire a questo architetto.



DESCRIZIONE:

È la più antica chiesa romanica della Sardegna.

Un tempo cattedrale e sede vescovile di Bosa.

È stata edificata in trachite rossa tra il 1062 e il 1073, lungo la sponda sinistra del fiume Temo.

Sulla facciata, attribuita all’architetto Anselmo da Como, si osservano tre rosoni quadrilobati e archi a sesto acuto.

Sul portale ammiriamo un architrave in calcare sul quale sono raffigurati (da destra) San Pietro, la Madonna col Bambino, San Costantino e San Paolo.

La chiesa ha una pianta a tre navate.

Quella centrale con copertura lignea e quelle laterali con volta a crociera.

All’interno, a destra dell’ingresso principale, è conservata un’importante epigrafe in latino che documenta la posa della prima pietra della chiesa.

La cerimonia celebrata dal vescovo Costantino de Castra risale probabilmente al 1053.

NARRAZIONE:

Molte chiese romaniche della Sardegna svolsero, in antichità, la funzione di cattedrale.

Studiare la loro storia può, dunque, consentire di ripercorrere una parte significativa delle vicende storiche delle diocesi isolane.

Anche la chiesa di San Pietro fu cattedrale e sede della diocesi di Bosa, soppressa agli inizi del XVI secolo.

Deve la sua denominazione “extramuros”, non attestata dai documenti più antichi, poiché sorge nella località in cui le fonti individuano la “Bosa vetus”, cioè l’abitato antico. Nei secoli la popolazione si spostò sull’altra sponda del fiume Temo, ai piedi del castello, lasciando la chiesa fuori dall’agglomerato urbano.

Nonostante il pesante restauro subito nel 1938, l’edificio è uno degli esempi più antichi e interessanti del Romanico sardo.

Un’importante epigrafe, incisa in una lesena dell’abside e letta in passato in modo errato, documenta la posa della prima pietra della chiesa, cerimonia celebrata dal vescovo Costantino de Castra intorno alla metà del Mille, probabilmente nel 1053.

Un’altra iscrizione, manomessa forse nel Seicento, oggi all’interno della chiesa, informa della conclusione dei lavori e della dedicazione della chiesa, nel 1063 o 1073, da parte dello stesso vescovo.

L’aula si presenta a tre navate e si conclude ad est con l’abside. La navata centrale – che conserva le uniche tracce dell’impianto originario dell’XI secolo – mostra una copertura lignea, mentre quelle laterali hanno la volta a crociera.

 

I setti divisori sono costituiti da arcate che si impostano su pilastri a sezione rettangolare.

La facciata venne realizzata agli inizi del XIII secolo e presenta tre grandi arcate a sesto acuto.

Il portale occupa l’arcata centrale, con architrave delimitato in alto da un torciglione e scolpito a finta loggia, le cui arcatelle sono decorate dalla Vergine col Bambino e dall’Imperatore Costantino, tra due alberi, e ai lati esterni dai Santi Pietro e Paolo.

Gli spioventi sono decorati da archetti intrecciati

Un’edicola con colonne intrecciate a nodo è ubicata alla sommità, in asse con il portale e l’oculo. Archetti intrecciati e edicola con colonne intrecciate a nodo trovano un riscontro puntuale in un solo altro edificio sacro: la chiesa di San Pietro di Zuri (del 1291), la cui realizzazione risulta firmata dall’architetto Anselmo da Como.

Da ciò nasce l’ipotesi che anche la ricostruzione della parte superiore della facciata del San Pietro di Bosa, alla fine del XIII secolo, sia da attribuire a questo architetto.

VIRTUAL TOUR: BIBLIOGRAFIA:

D. Scano, Storia dell’arte in Sardegna dal XI al XIV secolo, Cagliari-Sassari, Montorsi, 1907, pp. 342-343;
P. Toesca, Il Medioevo, Torino, UTET, 1927, p. 685;
R. Delogu, L’architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, pp. 72-73;
A. Mastino, “La chiesa di San Pietro di Bosa alla luce della documentazione epigrafica”, in Le chiese di Bosa, Cagliari, Tipografia editrice artigiana, 1978, pp. 9-97;
R. Serra, La Sardegna, collana “Italia romanica”, Milano, Jaca Book, 1989, pp. 226-232;
R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 146;
R. Coroneo-R. Serra, Sardegna preromanica e romanica, collana “Patrimonio artistico italiano”, Milano, Jaca Book, 2004, pp. 295-299;
G. Piras, “Le iscrizioni medievali della chiesa di San Pietro: lettura e breve descrizione dei tituli”, in Bosa. La città e il suo territorio dall’età antica al mondo contemporaneo, Sassari, Carlo Delfino editore, 2016, pp. 265-277. https://www.academia.edu/39802040/Le_iscrizioni_medievali_della_chiesa_di_San_Pietro_lettura_e_breve_descrizione_dei_tituli

COMUNE:08013 Bosa OR INDIRIZZO:Via S. Pietro MAPPA:Array
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