Capoterra, Chiesa di Santa Barbara de Montes

Capoterra, Chiesa di Santa Barbara de Montes

Talvolta elementi del passato e contesti suggestivi paesaggistici si intrecciano intimamente tra loro, conferendo ad alcuni luoghi il potere di trasmettere al visitatore una sensazione di continuità, dove storia, leggenda e tradizione superano i naturali confini che li separano.

La chiesa di Santa Barbara ne è una esplicita conferma in quanto situata su un’altura poco distante dal centro abitato di Capoterra.

Lì, la leggenda della Santa martire cagliaritana dà vita, in Sardegna, a una lunga tradizione legata all’antico culto delle acque.

Secondo la leggenda, infatti, la vicina fonte omonima, detta “Sa scabitzàda” (la decapitata), iniziò a sgorgare nel punto esatto dove le fu recisa la testa.

La chiesa romanica di Santa Barbara de Montes, si trova all’interno della borgata ottocentesca di Santa Barbara di Capoterra, sorta sulle rovine di piccoli “muristeni” settecenteschi.

Conosciamo l’esatto anno di edificazione grazie a un’iscrizione, in origine murata sull’antica facciata, che fa risalire la fine dei lavori tra il 25 marzo e il 23 settembre 1280.

Il luogo in origine ospitava i monaci eremiti Basiliani ai quali fu poi concesso dal Re d’Aragona Alfonso IV, nel 1335, di poter risiedere presso la chiesa.

Il monumento, dalla fine del XVI secolo al XIX, subì diversi interventi che ne modificarono l’assetto originario.

Tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo, l’Arcivescovo di Cagliari, rientrato in pieno possesso dell’edificio di culto, lo donò, in cambio della chiesa di Santa Maria di Uta, ai Frati Minori Conventuali di San Francesco di Stampace di Cagliari, che avevano bisogno di un luogo isolato e salubre dove andare in ritiro.

I frati decisero di adattare l’edificio alle loro esigenze e realizzarono un porticato con ampie arcate in mattoni, lungo la fiancata settentrionale, e l’antica facciata, al fine di creare un collegamento riparato tra la chiesa e il nuovo convento costruito sul lato Sud-Ovest; contemporaneamente, il tetto dell’aula romanica fu leggermente ribassato in modo tale da realizzare una copertura con un’unica falda di tegole che conferisse uniformità architettonica al nuovo complesso.

Edifici atti ad ospitare i fedeli durante le festività dedicate al Santo titolare del santuario



DESCRIZIONE:

La chiesa di Santa Barbara è situata su un’altura poco distante dal centro abitato di Capoterra.

Questo luogo è legato all’antico culto delle acque.

Secondo un’antica leggenda la vicina fonte (detta “Sa scabitzàda”, la decapitata) iniziò a sgorgare nel punto esatto dove tagliarono la testa a Barbara, la martire cagliaritana.

Nella chiesa è conservata una statua lignea di pregevole fattura dedicata alla santa e venerata dai pellegrini.

Costruita nel 1280, ospitava inizialmente monaci eremiti Basiliani.

Nel tempo ha subìto diverse modifiche, incluso l’adattamento da parte dei Frati Minori Conventuali di San Francesco.

La facciata è stata spostata sul lato settentrionale, e un campaniletto a vela è stato aggiunto nel XX secolo.

NARRAZIONE:

Talvolta elementi del passato e contesti suggestivi paesaggistici si intrecciano intimamente tra loro, conferendo ad alcuni luoghi il potere di trasmettere al visitatore una sensazione di continuità, dove storia, leggenda e tradizione superano i naturali confini che li separano.

La chiesa di Santa Barbara ne è una esplicita conferma in quanto situata su un’altura poco distante dal centro abitato di Capoterra.

Lì, la leggenda della Santa martire cagliaritana dà vita, in Sardegna, a una lunga tradizione legata all’antico culto delle acque.

Secondo la leggenda, infatti, la vicina fonte omonima, detta “Sa scabitzàda” (la decapitata), iniziò a sgorgare nel punto esatto dove le fu recisa la testa.

La chiesa romanica di Santa Barbara de Montes, si trova all’interno della borgata ottocentesca di Santa Barbara di Capoterra, sorta sulle rovine di piccoli “muristeni”[1] settecenteschi.

Conosciamo l’esatto anno di edificazione grazie a un’iscrizione, in origine murata sull’antica facciata, che fa risalire la fine dei lavori tra il 25 marzo e il 23 settembre 1280.

Il luogo in origine ospitava i monaci eremiti Basiliani ai quali fu poi concesso dal Re d’Aragona Alfonso IV, nel 1335, di poter risiedere presso la chiesa.

Il monumento, dalla fine del XVI secolo al XIX, subì diversi interventi che ne modificarono l’assetto originario.

Tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo, l’Arcivescovo di Cagliari, rientrato in pieno possesso dell’edificio di culto, lo donò, in cambio della chiesa di Santa Maria di Uta, ai Frati Minori Conventuali di San Francesco di Stampace di Cagliari, che avevano bisogno di un luogo isolato e salubre dove andare in ritiro.

I frati decisero di adattare l’edificio alle loro esigenze e realizzarono un porticato con ampie arcate in mattoni, lungo la fiancata settentrionale, e l’antica facciata, al fine di creare un collegamento riparato tra la chiesa e il nuovo convento costruito sul lato Sud-Ovest; contemporaneamente, il tetto dell’aula romanica fu leggermente ribassato in modo tale da realizzare una copertura con un’unica falda di tegole che conferisse uniformità architettonica al nuovo complesso.

[1] Edifici atti ad ospitare i fedeli durante le festività dedicate al Santo titolare del santuario

Nel XVIII secolo la Confraternita di Santa Barbara attuò ulteriori adattamenti spostando la facciata della chiesa sul lato settentrionale, dove si trova allo stato attuale, e addossando all’ormai antica facciata un locale adibito a deposito.

All’interno dell’edificio di culto venne anche aperto un arco nella parete di fondo e fu realizzata una cappella sormontata da cupola con funzione presbiteriale.

L’ultimo intervento sostanziale subito dalla chiesa risale ai primi dell’Ottocento, quando fu ampliata l’originaria porticina laterale a tutto sesto e ricostruita in mattoni con arco ribassato, sempre a cura dei frati francescani.

L’attuale facciata porticata della chiesa, rivolta a settentrione, presenta il campaniletto a vela in cemento armato che, dagli anni Settanta del 1900, sostituisce quello più antico distrutto da un fulmine.

Gli spioventi del tetto incorniciano archetti (a tutto sesto nell’antica facciata e trilobati in quella attuale) che presentano peducci ornati con motivi fitomorfi, antropomorfi e geometrico-astratti, ad essi si accompagnano numerose coppelle destinate, un tempo, ad accogliere bacini ceramici dei quali ora se ne conservano solo quattro.

Il culto di Santa Barbara è molto sentito, infatti la sua statua in legno, notevole prodotto artigianale della zona e conservata nella chiesa, è, ancora oggi, meta di fedeli in pellegrinaggio.

BIBLIOGRAFIA:

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COMUNE:Capoterra INDIRIZZO:Strada 58, 09012 Capoterra CA MAPPA:Array
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