Cossoine, Chiesa di Santa Maria Iscalas

La Sardegna è una terra di forti contrasti. La natura qui si manifesta ancora in una forma primigenia, capace di suscitare in chi vi si avventura emozioni  davvero intense. In particolare le sue pietre e le sue rocce, oltre a incorniciare il paesaggio, costituiscono un tesoro unico che i sardi hanno saputo sfruttare sin dagli albori della civiltà.

E le chiese romaniche sono un esempio tra i più significativi della loro maestria nella lavorazione della pietra.

Nel caso della chiesa di Santa Maria Iscalas la materia prima impiegata è il bianco calcare, con affascinanti virate cromatiche verso l’azzurro.

La datazione di questo edificio non appare certa: i pareri degli studiosi sono molto diversi, tanto da farla oscillare, addirittura, dal VI-VII al X-XI secolo. La sua planimetria è a croce libera, con i bracci della croce che terminano con muri rettilinei tranne il prospetto ad est che si conclude con un’abside con finestrella a croce. Il raccordo tra i bracci, voltati a botte, è garantito da un tiburio coperto da tetto piramidale.

In una seconda fase edilizia, all’impianto cruciforme venne addossato, ad ovest, un corpo rettangolare con abside orientata a est, con al centro una monofora strombata a sguanci lisci.

Di notevole interesse la tecnica muraria adottata: conci di grande pezzatura sono posizionati a incastro a formare gli angoli, mentre nei tratti murari intermedi vediamo l’impiego di conci appena sbozzati sovrapposti, attualmente legati a malta ma in origine edificati con tecnica a secco.

Nel punto di intersezione tra i bracci si erge la cupola emisferica che, in maniera eccentrica, rispetto alla norma isolana, non emerge dal tiburio, risultando visibile solo dall’interno.

Dentro la chiesa conserva tracce di dipinti murali di epoca medievale.

Mentre la curiosità già si accende nel nostro animo in attesa di scoprire il prossimo gioiello romanico isolano, ci congediamo da questo particolare monumento.



DESCRIZIONE:

È un piccolo gioiello realizzato in un calcare bianco che sfuma nell’azzurro, sulla cima di uno scenografico altipiano.

La tecnica muraria utilizza conci di grandi dimensioni per gli angoli e conci appena sbozzati per le parti intermedie.

La sua datazione è oggetto di dibattito tra gli studiosi (VI-VII e X-XI secolo).

La chiesa ha una pianta a croce libera.

All’incrocio dei bracci, coperta da un tetto piramidale, spicca la struttura (tiburio) che racchiude la cupola visibile solo dall’interno.

La chiesa conserva antichi dipinti murali medievali.

NARRAZIONE:

La Sardegna è una terra di forti contrasti.

La natura qui si manifesta ancora in una forma primigenia, capace di suscitare in chi vi si avventura emozioni  davvero intense. In particolare le sue pietre e le sue rocce, oltre a incorniciare il paesaggio, costituiscono un tesoro unico che i sardi hanno saputo sfruttare sin dagli albori della civiltà.

E le chiese romaniche sono un esempio tra i più significativi della loro maestria nella lavorazione della pietra.

Nel caso della chiesa di Santa Maria Iscalas la materia prima impiegata è il bianco calcare, con affascinanti virate cromatiche verso l’azzurro.

La datazione di questo edificio non appare certa: i pareri degli studiosi sono molto diversi, tanto da farla oscillare, addirittura, dal VI-VII al X-XI secolo.

La sua planimetria è a croce libera, con i bracci della croce che terminano con muri rettilinei tranne il prospetto ad est che si conclude con un’abside con finestrella a croce.

Il raccordo tra i bracci, voltati a botte, è garantito da un tiburio coperto da tetto piramidale. 

In una seconda fase edilizia, all’impianto cruciforme venne addossato, ad ovest, un corpo rettangolare con abside orientata a est, con al centro una monofora strombata a sguanci lisci. 

Di notevole interesse la tecnica muraria adottata: conci di grande pezzatura sono posizionati a incastro a formare gli angoli, mentre nei tratti murari intermedi vediamo l’impiego di conci appena sbozzati sovrapposti, attualmente legati a malta ma in origine edificati con tecnica a secco. 

Nel punto di intersezione tra i bracci si erge la cupola emisferica che, in maniera eccentrica, rispetto alla norma isolana, non emerge dal tiburio, risultando visibile solo dall’interno. 

Dentro la chiesa conserva tracce di dipinti murali di epoca medievale.

Mentre la curiosità già si accende nel nostro animo in attesa di scoprire il prossimo gioiello romanico isolano, ci congediamo da questo particolare monumento.

BIBLIOGRAFIA:

R. Delogu, L’architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, pp. 34-35;

M.C. Satta, “Cossoine, Località Santa Maria Iscalas, Chiesa preromanica”, in Il suburbio delle città in Sardegna: persistenze e trasformazioni. Atti del III Convegno di studi sull’archeologia tardoromana e altomedievale in Sardegna, Taranto, 1989, pp. 41-44;

R. Coroneo-M. Coppola, Chiese cruciformi bizantine della Sardegna, Cagliari, 1999, pp. 49 51;

R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico-culturali, Cagliari, AV, 2005, pp. 55-56.

COMUNE:Cossoine, SS, Italia INDIRIZZO:Località Santa Maria Iscalas MAPPA:Array
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