Serdiana, Chiesa di Santa Maria di Sibiola

Serdiana, Chiesa di Santa Maria di Sibiola,

Uno degli elementi che connota il mondo delle chiese romaniche è certamente l’infinito gioco di specchi stilistici e rimandi tematici che trasforma l’insieme delle strutture romaniche sarde in un vero e proprio organismo architettonico pulsante e coerente. Ne è manifesta testimonianza la chiesa di Santa Maria, appartenente alla ”villa” medioevale di Sibiola, registrata dal 1215 alla fine del XVI secolo, appartenete alla curatoria di Dolia e facente parte del giudicato di Cagliari. La più antica attestazione del titolo della chiesa compare nell’ultimo inventario, risalente al 1338, riguardante i beni posseduti in Sardegna dai Vittorini di Marsiglia. La struttura presenta una pianta a doppia navata, una delle meglio conservate in Sardegna. Le due navate sono diseguali (la maggiore è quella sud) sono divise da quattro archi su bassi pilastri con capitello. Entrambe sono coperte con volta a botte scandita da sottarchi, che si configurano come prezioso elemento datante: essi trovano infatti puntuale confronto con quelli presenti nella chiesa di San Saturnino di Cagliari (1089-1119), che rappresentò un modello ispiratore per l’edificazione di diverse chiese sarde da parte delle maestranze al servizio dei Vittorini. Mentre la muratura interna è realizzata in cantoni di arenaria, quella esterna mostra cantonetti subsquadrati nei fianchi e nelle absidi e filari di conci squadrati nella facciata; tra questi si inseriscono conci di vario colore e gli alloggi per i bacini ceramici andati perduti ad eccezione di un frammento. Degna di nota la soluzione geometrica seguita per la disposizione a rettangolo degli incavi nella parte superiore del prospetto. Al centro della facciata rileviamo la presenza di un concio con incavi per tarsie, oggi risarcite daii restauri, che presenta un cerchio radiante. La facciata è quadrata, circoscritta da paraste d’angolo; sono andati perduti gli spioventi e il campanile a vela, di cui restano i conci di base. Una piccola scala esterna costruita sul fianco sinistro del campanile ne consentiva l’accesso. Nove archetti pensili a tutto sesto poggianti su peducci decorati segnano il prospetto, per poi proseguire lungo i fianchi con altri archetti archetti pensili. Dopo aver degnamente reso omaggio a questo bell’edificio, possiamo ora riprendere il nostro cammino, già protesi verso il prossimo incontro.



DESCRIZIONE:

La chiesa di Santa Maria, parte della “villa” medievale di Sibiola è documentata fin dal 1215.

Le sue caratteristiche architettoniche rivelano una chiara influenza della chiesa di San Saturnino di Cagliari (1089-1119).

L’edificio è ben conservato e presenta una pianta a doppia navata.

La muratura interna è in arenaria.

La facciata è quadrata, circoscritta da pilastri d’angolo.

Nove archetti pensili a tutto sesto – che poggiano su elementi murari decorati (peducci) – segnano il prospetto.

E altri archetti archetti pensili proseguono lungo i fianchi.

È ancora visibile una piccola scala esterna che consentiva l’accesso al campanile a vela di cui restano solo i conci di base

NARRAZIONE:

Uno degli elementi che connota il mondo delle chiese romaniche è certamente l’infinito gioco di specchi stilistici e rimandi tematici che trasforma l’insieme delle strutture romaniche sarde in un vero e proprio organismo architettonico pulsante e coerente.

Ne è manifesta testimonianza la chiesa di Santa Maria, appartenente alla ”villa” medioevale di Sibiola, registrata dal 1215 alla fine del XVI secolo, appartenete alla curatoria di Dolia e facente parte del giudicato di Cagliari.

La più antica attestazione del titolo della chiesa compare nell’ultimo inventario, risalente al 1338, riguardante i beni posseduti in Sardegna dai Vittorini di Marsiglia.

La struttura presenta una pianta a doppia navata, una delle meglio conservate in Sardegna. Le due navate sono diseguali (la maggiore è quella sud) sono divise da quattro archi su bassi pilastri con capitello.

Entrambe sono coperte con volta a botte scandita da sottarchi, che si configurano come prezioso elemento datante: essi trovano infatti puntuale confronto con quelli presenti nella chiesa di San Saturnino di Cagliari (1089-1119), che rappresentò un modello ispiratore per l’edificazione di diverse chiese sarde da parte delle maestranze al servizio dei Vittorini.

Mentre la muratura interna è realizzata in cantoni di arenaria, quella esterna mostra cantonetti subsquadrati nei fianchi e nelle absidi e filari di conci squadrati nella facciata; tra questi si inseriscono conci di vario colore e gli alloggi per i bacini ceramici andati perduti ad eccezione di un frammento.

Degna di nota la soluzione geometrica seguita per la disposizione a rettangolo degli incavi nella parte superiore del prospetto.

Al centro della facciata rileviamo la presenza di un concio con incavi per tarsie, oggi risarcite daii restauri, che presenta un cerchio radiante.

La facciata è quadrata, circoscritta da paraste d’angolo; sono andati perduti gli spioventi e il campanile a vela, di cui restano i conci di base.

Una piccola scala esterna costruita sul fianco sinistro del campanile ne consentiva l’accesso.

Nove archetti pensili a tutto sesto poggianti su peducci decorati segnano il prospetto, per poi proseguire lungo i fianchi con altri archetti archetti pensili.

Dopo aver degnamente reso omaggio a questo bell’edificio, possiamo ora riprendere il nostro cammino, già protesi verso il prossimo incontro.

BIBLIOGRAFIA:

Stati di S.M. il Re di Sardegna, XVIII, Torino, G. Maspero, 1849, p. 885;
D. Scano, Storia dell’arte in Sardegna dal XI al XIV secolo, Cagliari-Sassari, Montorsi, 1907, pp. 74, 330;
R. Delogu, L’architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, pp. 59-61;
A. Boscolo, L’abbazia di San Vittore, Pisa e la Sardegna, Padova, CEDAM, 1958, p. 141;
F. Segni Pulvirenti, ”Santa Maria di Sibiola in agro di Serdiana: un paesaggio una architettura”, in Serdiana. Santa Maria di Sibiola, Dolianova, s.d., pp. 23, 25.
R. Serra, La Sardegna, collana ”Italia romanica”, Milano, Jaca Book, 1989, pp. 340-342;
R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, collana ”Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 67;
R. Coroneo-R. Serra, Sardegna preromanica e romanica, collana ”Patrimonio artistico italiano”, Milano, Jaca Book, 2004, pp. 254-255;
R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico culturali, Cagliari, AV, 2005, pp. 87-88.

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