L’indagine archeologica si alimenta di ricerche che nell’immaginario collettivo si identificano con lo scavo. Senza questo tipo di indagine, il passato appare così destinato – quasi condannato – all’oblio, coperto dalla polvere e dalla terra che i secoli e le vicende umane hanno depositato su di esso. Ma tale immagine è fuorviante. Appare infatti tutt’altro che raro il caso in cui passato, presente e futuro si manifestano in felice sincronicità, connotando di sorprendenti armonie il paesaggio che ci circonda. Un esempio eclatante di tale fenomeno è rappresentato dalla chiesa di Santa Sabina di Silanus, edificata nelle immediate vicinanze del nuraghe omonimo con cui dialoga senza alcuna difficoltà di linguaggio. La pianta dell’edificio evoca un impianto tardoantico o bizantino preesistente, modificato nell’XI secolo. La struttura si presenta con una rotonda centrale absidata coperta da una pseudocupola; alla rotonda si affiancano due camere rettangolari coperte in legno, anch’esse completate ad oriente da absidi. I materiali impiegati per la costruzione sono il calcare e il basalto. Due portali sono presenti nel prospetto ovest, mentre quello principale, ubicato nella rotonda, è dotato di architrave semplice gravante sulle murature perimetrali ed è preceduto da un protiro timpanato che forma un piccolo vano lungo poco più di due metri, aperto frontalmente e voltato a botte. Il profilo superiore della volta del profilo frontale del protiro è decorato da conci a listello disposti a semicerchio lungo. Il portale secondario nella camera nord è del tipo centinato a tutto sesto, con stipiti costituiti da imponenti blocchi in basalto. Il paramento murario della camera sud è in gran parte opera di ricostruzione. Il tempo ha reso il dialogo tra la chiesa e il nuraghe più intimo, grazie all’opera di riuso di alcuni blocchi provenienti dal nuraghe. È giunto il momento di accomiatarci anche da questo monumento, che salutiamo con gratitudine per ciò che di sé ha saputo narrarci.
DESCRIZIONE:
L’edificio si trova accanto al nuraghe omonimo di cui ha riutilizzato alcuni blocchi di pietra.
La sua pianta evoca un impianto tardoantico o bizantino precedente, modificato nell’XI secolo.
È costruita con calcare e basalto e ha due portali: il primo nella rotonda mostra un timpano decorato a semicerchio, il secondo nella camera nord ha forma arrotondata e presenta imponenti blocchi in basalto.
NARRAZIONE:
L’indagine archeologica si alimenta di ricerche che nell’immaginario collettivo si identificano con lo scavo.
Senza questo tipo di indagine, il passato appare così destinato – quasi condannato – all’oblio, coperto dalla polvere e dalla terra che i secoli e le vicende umane hanno depositato su di esso. Ma tale immagine è fuorviante.
Appare infatti tutt’altro che raro il caso in cui passato, presente e futuro si manifestano in felice sincronicità, connotando di sorprendenti armonie il paesaggio che ci circonda.
Un esempio eclatante di tale fenomeno è rappresentato dalla chiesa di Santa Sabina di Silanus, edificata nelle immediate vicinanze del nuraghe omonimo con cui dialoga senza alcuna difficoltà di linguaggio.
La pianta dell’edificio evoca un impianto tardoantico o bizantino preesistente, modificato nell’XI secolo.
La struttura si presenta con una rotonda centrale absidata coperta da una pseudocupola; alla rotonda si affiancano due camere rettangolari coperte in legno, anch’esse completate ad oriente da absidi. I materiali impiegati per la costruzione sono il calcare e il basalto.
Due portali sono presenti nel prospetto ovest, mentre quello principale, ubicato nella rotonda, è dotato di architrave semplice gravante sulle murature perimetrali ed è preceduto da un protiro timpanato che forma un piccolo vano lungo poco più di due metri, aperto frontalmente e voltato a botte.
Il profilo superiore della volta del profilo frontale del protiro è decorato da conci a listello disposti a semicerchio lungo.
Il portale secondario nella camera nord è del tipo centinato a tutto sesto, con stipiti costituiti da imponenti blocchi in basalto.
Il paramento murario della camera sud è in gran parte opera di ricostruzione. Il tempo ha reso il dialogo tra la chiesa e il nuraghe più intimo, grazie all’opera di riuso di alcuni blocchi provenienti dal nuraghe.
È giunto il momento di accomiatarci anche da questo monumento, che salutiamo con gratitudine per ciò che di sé ha saputo narrarci.
VIRTUAL TOUR:
BIBLIOGRAFIA:
R. Delogu, L’architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, pp. 74-76; San Lorenzo di Silanus. Santa Sabina di Silanus, a cura di F.A. Vargiu, Ozieri, Il Torchietto, 1987; R. Serra, La Sardegna, collana “Italia romanica”, Milano, Jaca Book, 1989, pp. 410-411; R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 8;
F. Poli-G. Lambrocco, “La chiesa di Santa Sabina a Silanus, possibili percorsi di lettura” , in Archivio Storico Sardo, XLII, 2002, pp. 27-85;
R. Coroneo-R. Serra, Sardegna preromanica e romanica, collana “Patrimonio artistico italiano”, Milano, Jaca Book, 2004, pp. 243-244;
R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico-culturali, Cagliari, AV, 2005, p. 59