Solarussa, Chiesa di San Gregorio

Dal Vocabolario Treccani apprendiamo che i palinsesti sono “manoscritti antichi, su papiro o, più frequentemente, su pergamena, il cui testo originario è stato cancellato mediante lavaggio e raschiatura e sostituito con altro disposto nello stesso senso (in genere nelle interlinee del primo), o in senso trasversale al primo”.

In ambito architettonico, sono molti gli edifici che presentano analoghi connotati e uno di questi è proprio la chiesa di San Gregorio.

L’edificio, caratterizzato da una struttura molto semplice e da una raffinata tecnica di lavorazione delle pietre, presenta un pavimento e una vasca databili alla prima età romana, forse appartenenti a un edificio termale.

Ma non solo: è visibile anche un secondo pavimento in battuto, pertinente alla chiesa romanica e le fondamenta sono relative a una chiesa, preesistente, altomedievale con aula a navata unica.

L’analisi formale dell’edificio e il riferimento al toponimo “Solagrussa o Solarossa” in due atti del “Condaghe di Santa Maria di Bonarcado”, datati XII e XIII secolo, ci aiutano a inquadrare la sua realizzazione nella seconda metà del XII secolo.

La padronanza delle tecniche di lavorazione dei conci e l’essenzialità stilistica suggeriscono la possibilità che la chiesa sia stata edificata dalle stesse maestranze che realizzarono la chiesa di Santa Maria di Bonarcado tra il 1110 e il 1147.

La struttura presenta una pianta longitudinale e l’abside orientata a est.

In facciata si apre il portale con architrave, lunetta bicroma e centina a tutto sesto.

Probabilmente, la sommità della facciata era decorata da un bacino ceramico, ormai perduto, di cui si intravedono le tracce. Un secondo portale dona a questo luogo di culto un aspetto unico e suggestivo.

Ci allontaniamo dalla chiesa di San Gregorio portando con noi la sua preziosa semplicità.



DESCRIZIONE:

I “palinsesti” sono manoscritti antichi in cui il testo originale è stato cancellato e sovrascritto con uno nuovo. La chiesa di San Gregorio, in ambito architettonico, presenta caratteristiche simili.

L’edificio, con una struttura semplice e raffinata lavorazione delle pietre, include pavimenti e una vasca di epoca romana, oltre a un pavimento romanico e fondamenta di una precedente chiesa altomedievale. L’analisi formale e riferimenti storici suggeriscono una data di costruzione nella seconda metà del XII secolo, possibilmente realizzata dalle stesse maestranze di Santa Maria di Bonarcado.

Questa chiesa presenta una pianta longitudinale, un’abside orientata a est e un portale affascinante con decorazioni bicrome.

NARRAZIONE:

Dal Vocabolario Treccani apprendiamo che i palinsesti sono “manoscritti antichi, su papiro o, più frequentemente, su pergamena, il cui testo originario è stato cancellato mediante lavaggio e raschiatura e sostituito con altro disposto nello stesso senso (in genere nelle interlinee del primo), o in senso trasversale al primo”. 

In ambito architettonico, sono molti gli edifici che presentano analoghi connotati e uno di questi è proprio la chiesa di San Gregorio.

L’edificio, caratterizzato da una struttura molto semplice e da una raffinata tecnica di lavorazione delle pietre, presenta un pavimento e una vasca databili alla prima età romana, forse appartenenti a un edificio termale.

Ma non solo: è visibile anche un secondo pavimento in battuto, pertinente alla chiesa romanica e le fondamenta sono relative a una chiesa, preesistente, altomedievale con aula a navata unica.

L’analisi formale dell’edificio e il riferimento al toponimo “Solagrussa o Solarossa” in due atti del “Condaghe di Santa Maria di Bonarcado”, datati XII e XIII secolo, ci aiutano a inquadrare la sua realizzazione nella seconda metà del XII secolo.

La padronanza delle tecniche di lavorazione dei conci e l’essenzialità stilistica suggeriscono la possibilità che la chiesa sia stata edificata dalle stesse maestranze che realizzarono la chiesa di Santa Maria di Bonarcado tra il 1110 e il 1147.

La struttura presenta una pianta longitudinale e l’abside orientata a est. 

In facciata si apre il portale con architrave, lunetta bicroma e centina a tutto sesto. 

Probabilmente, la sommità della facciata era decorata da un bacino ceramico, ormai perduto, di cui si intravedono le tracce. Un secondo portale dona a questo luogo di culto un aspetto unico e suggestivo. 

Ci allontaniamo dalla chiesa di San Gregorio portando con noi la sua preziosa semplicità.

BIBLIOGRAFIA:

V. Angius, “Solarussa”, in G. Casalis, Dizionario geografico Storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, XX, Torino, G. Maspero, 1850, pp. 248-255;

F. Cherchi Paba, Solarussa e Il Campidano Maggiore, Cagliari, 3T, 1978, pp. 16-18;

“Tre esempi di intervento di restauro: Solarussa, chiesa di San Gregorio; Villanova Truschedu, chiesa di San Gemiliano; Zerfaliu, chiesa di San Giovanni battista”, schede di A. Ingegno-D. Mureddu-G. Stefani, in Nurachi. Storia di una ecclesia, Oristano, S’Alvure, 1985, pp. 101-109;

R. Serra, La Sardegna, collana “Italia romanica”, Milano, Jaca Book, 1989, pp. 373-374;

R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 25;

R. Coroneo-R. Serra, Sardegna preromanica e romanica, collana “Patrimonio artistico italiano”, Milano, Jaca Book, 2004, pp. 268-269;

R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico-culturali, Cagliari, AV, 2005, p. 78.

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